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Chiesa Madonna delle Grazie e della Sanità

Chiesa Madonna delle Grazie e della Sanità


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Un culto antico e radicato

La devozione dei moranesi alla Madonna delle Grazie, affettuosamente chiamata “Mamma ‘e Grazia”, affonda le sue radici nel periodo protocristiano, tramandandosi di generazione in generazione fino ai giorni nostri. Numerosi scritti di storici locali, come il celebre medico Gio’ Leonardo Tufarello, il Salmena e il preposito Scorza, attestano la venerazione profonda del popolo verso la Vergine, che sin dai primordi della cristianizzazione a Morano fu considerata la prima patrona della città.

Tra leggenda e storia: la fondazione della chiesa e il legame con San Bernardino

Secondo la tradizione, la fondazione di un piccolo tempio dedicato alla Madonna delle Grazie risalirebbe al 56/60 d.C., eretto dai moranesi convertiti al cristianesimo grazie alla predicazione di Stefano di Nicea, discepolo di Paolo. La sua posizione, fuori dall’abitato, testimonierebbe l’importanza di Morano nel I secolo, al pari di altre città convertite dagli apostoli.

Nel 1496, a seguito della conquista aragonese di Morano, la protezione della città fu affidata anche a San Bernardino da Siena. La leggenda narra che il Gran Capitano Consalvo, incontrando un frate che gli raccomandò la città, riconobbe nella statua di legno di San Bernardino il santo monaco che gli era apparso in sogno, chiedendogli di risparmiare la popolazione. Consalvo, commosso, depose la spada ai piedi della statua e da quel momento San Bernardino divenne il secondo protettore di Morano.

La nuova chiesa e il declino dell’antico santuario

Nel XVII secolo, in concomitanza con la disputa sulla preminenza tra le chiese parrocchiali, l’arciprete don Veneziano Barbastefano fece erigere una nuova chiesa dedicata a San Nicola di Bari, più dignitosa e meglio arredata dell’antico santuario della Madonna delle Grazie. Questo, privato del suo ingresso autonomo e raggiungibile solo dalla chiesa superiore, subì un graduale declino, culminando nella sua completa disruzione e alienazione a privati.

La rinascita della devozione e il tempietto di Terrarossa

Nonostante l’abbandono dell’antico santuario, la devozione alla Madonna delle Grazie non si spense. Nel 1888, l’arciprete Salvatore Salvati promosse la costruzione di un “tempietto” lungo la strada che collega la contrada Terrarossa con il centro storico di Morano. Questo tempietto divenne il nuovo luogo di culto mariano, simbolo della rinascita della devozione e della fede profonda del popolo moranese verso la sua “Mamma ‘e Grazia”.

Un patrimonio di fede e storia da custodire

La devozione a Maria SS. delle Grazie rappresenta un patrimonio inestimabile di Morano Calabro, intrecciando storia, fede e leggenda. Il tempietto di Terrarossa, con la sua semplicità e la sua atmosfera raccolta, testimonia la devozione ininterrotta del popolo moranese verso la sua protettrice, un legame che attraversa i secoli e si rinnova nel tempo.

Elementi architettonici e artistici della chiesa della Madonna delle Grazie.

Il tempietto di Maria SS. delle Grazie a Morano Calabro, eretto tra il 1888 e il 1897, si presenta come un edificio solido e armonioso, nonostante la presenza di umidità nella parete ovest. La sua pianta rettangolare a navata unica, coperta da una volta a botte, è scandita da tre arcate su ciascun lato, sorrette da lesene con capitelli dorici e sormontate da ampie finestre che illuminano l’ambiente. Il soffitto è decorato con stucchi raffiguranti eleganti motivi floreali e figure angeliche, mentre sull’arco che domina il presbiterio campeggia l’insegna della famiglia Salvati, promotrice della costruzione.

Un presbiterio ricco di storia e arte

Il presbiterio, rialzato di circa 20 centimetri rispetto al pavimento in cotto, ospitava originariamente l’altare maggiore in cocciopesto, sostituito verso la fine del XX secolo dall’attuale mensa in noce. Alle sue spalle, sulla parete centrale, si ammira un affresco del 1898 di P. Carmine Donadio raffigurante la Santissima Trinità, mentre sulla volta della navata campeggia un altro affresco dello stesso autore, la Visita di Maria alla cugina Elisabetta. Due simulacri della Madonna delle Grazie, entrambi opere devozionali del XX secolo, completano l’arredo sacro del presbiterio.

Un ingresso monumentale e una facciata eloquente

L’ingresso principale del tempietto è sovrastato da una cantoria in legno ancora utilizzata dal coro parrocchiale e da una lapide che ricorda l’artefice delle decorazioni, Giuseppe Aronne di Piè. La facciata esterna, essenziale e realizzata con blocchi tufacei squadrati e ben allineati, presenta un’edicola con una statuetta della Madonna al di sopra della quale si legge un’epigrafe che descrive la costruzione del tempietto, voluta da Mons. Salvatore Salvati con il contributo del popolo e su disegno dell’architetto Gaetano Morelli.

Un legame con la cappella della Madonna della Sanità

Il tempietto è attualmente collegato alla cinquecentesca cappella della Madonna della Sanità, situata adiacente, tramite un varco ricavato sul lato sinistro della navata. La chiesetta fu eretta per volontà della confraternita Bianca, per grazia ricevuta per intercessione di San Francesco di Paola da uno/a degli adepti di tale aggregazione di fedeli. Ciò avvenne dopo la canonizzazione di San Francesco (1519), e sicuramente dopo il 1576.

Il polittico sull’unico altare della cappella, ricomposto nel 1941, presenta nella tela centrale la Madonna della Salute; alla sua sinistra San Vito, a destra San Francesco di Paola. In due tele inserite in altrettanti riquadri si scorgono la Madonna dell’Annunziata (a destra) e l’arcangelo Gabriele (a sinistra). In alto, l’immagine di Dio Padre Benedicente attorniata da una coppia di angeli volanti. Alle estremità laterali, ritratti con i soliti attributi, sono appena visibili san Pietro e san Paolo, rispettivamente a sinistra e a destra. L’opera si eleva al di sopra dell’unico altare presente nella cappella, in grezzo piano in malta alleggerito da un paliotto dipinto e da una cornice lignea intagliata e dorata, opera di ebanisti locali del XVII secolo. Sommariamente ricomposta per volontà di Don Pietro Mainieri nel 1941, la tavola liturgica non è più utilizzata da una cinquantina d’anni.

Nell’architrave sinistro si legge: “Hoc templum inceptum fuit A. D. 1xxx”, “Questo tempio fu iniziato nell’anno del Signore 1xxx”, mentre in quello destro: “R. Abb. D. Marcus Antonio Castagnaro Pro Sua Devotione F. F. A. D. 1685”, cioè “Reverendo Abate Don Marco Antonio Castagnaro, Per Sua Devozione Fece Fare. Anno del Signore 1675”. Quest’ultima data non si riferisce alla costruzione della chiesetta della Sanità, bensì alla sua ristrutturazione; l’affresco che circoscrive il polittico fu altresì commissionato in questa data.

Un restauro recente e nuovi indizi storici

Recentemente è stato completato un complesso intervento di restauro del soffitto a cassettoni in legno e del manto di copertura, che ha restituito parte della bellezza originaria al tempietto. All’esterno, sono visibili i resti delle mura perimetrali e del timpano di un’antica struttura, probabilmente una cappella extra moenia di San Vito o un edificio dipendente dalla cappella della Madonna della Sanità. Indizi storici e archeologici suggeriscono che nell’area circostante si trovassero sepolture risalenti a un periodo antecedente l’Editto di Saint Cloud. Un’attenta campagna di scavo potrebbe confermare queste ipotesi e svelare ulteriori dettagli sul passato del sito.

Un patrimonio da valorizzare

Il tempietto di Maria SS. delle Grazie, con la sua architettura armoniosa, le sue opere d’arte e la sua ricca storia, rappresenta un patrimonio prezioso di Morano Calabro. La sua valorizzazione, attraverso interventi di restauro e approfondimenti storico-archeologici, contribuirebbe a preservare la memoria del passato e ad arricchire l’offerta culturale del territorio.

 

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